Sono una filosofa e una scienziata di antichissime origini ebree, che nel 1989 ha avuto una illuminazione in seguito a segreti tramandati, affascinata dalla luminosa figura del Nazareno. Nessuno che abbia un minimo di cultura, può leggere i Vangeli senza sentire la presenza straordinaria del Cristo evolutore che ci fa relazionare con il Tutto.
Questo percorso spirituale di comunione iniziatica della scuola valoriale e relazionale per la crescita individuale e collettiva con il metodo metafisico della Rivelazione è per il cambiamento civile e sociale. Uno spazio di aggregazione ove persone diverse per sesso, estrazione sociale e preparazione culturale s’incontrano su un piano di assoluta parità, una via di conoscenza dentro la quale chi sa guardare dentro di sé, riesce a comprendere meglio l’altro da sé. Nei settori ebrei, cattolici e cristiani riformisti esistono anche menti aperte, capaci di porre domande e fornire ipotesi che diano una risposta a queste, senza bisogno di ricorrere alla categoria misterica per affrontare temi ai quali la teologia non sa dare o non vuole dare una spiegazione.
L’evoluzione sociale del popolo non serve se non è preceduta da una evoluzione del pensiero e solo gente ignorante si spaventa di Dio vero invece di capire che nessuna intelligenza artificiale potrà eguagliare o superare quella umana, reale espressione del cosmo .
Noi filosofi e spiriti liberi, alla notizia che il vecchio Dio è morto siamo stati illuminati dai raggi di una nuova aurora, un inno alla ricerca della verità e una guida al maestro interiore. Beati pauperes spiritu quia ipsorum est regnum coelorum. C’è una formidabile intuizione di Simone Weil: «E’ il distacco a rendere eterne tutte le cose»
Gesù che era un filosofo doveva saperne qualcosa oltre a fare predizioni apocalittiche e noi che non siamo sviati dai pastori del clero siamo gnostici e crediamo in tutt’altra storia:
Dal Vangelo di Tommaso Gesù disse: – Se coloro che vi guidano vi dicono: “Ecco! Il Regno è nel cielo”, allora gli uccelli del cielo vi saranno prima di voi. Se essi vi dicono: “Il Regno è nel mare”, allora i pesci vi saranno prima di voi. Ma il Regno è dentro di voi ed è fuori di voi. Quando conoscerete voi stessi, sarete conosciuti e saprete che siete figli del Padre Vivente. Ma se non conoscerete voi stessi, allora sarete nella privazione e sarete voi stessi privazione.
Filosofia del ribelle.
La storia dell’uomo, è sempre stata dominata da sistemi di potere, più o meno dittatoriali.
Oggi si parla tanto di libertà e di democrazia, ma poi, nella realtà, il sistema è una dittatura.
La tecnologia e l’automazione creano una dittatura più raffinata, ma è sempre una dittatura.
La libertà oggi dominante sembra una passeggiata di tipo domenicale nel parco di una città.
L’unico tipo di personaggio che, ad oggi, può essere definito un vero libertario è il ribelle.
Egli perciò non ha nulla a che fare con l’uomo addomesticato dalla potenza tecnologica.
Nè si lascia abbindolare, o peggio intimidire, dalla propaganda e dalla violenza dei potenti.
Il luogo in cui si trova a suo agio, come fosse a casa sua, lo possiamo chiamare il “bosco”.
Il “bosco” per lui può essere il bosco proprio in quanto tale, ma anche qualsiasi altro luogo.
La periferia di una città, un casolare, o qualsiasi altro luogo, nel quale si possa organizzare.
La sua battaglia è sempre di tipo simbolico e la vittoria, per lui, non ha alcun vero significato.
Può anche raggiungere momenti vittoriosi, ma mai una vittoria che possa essere definitiva.
Il sistema è troppo potente per essere vinto, perciò la sua battaglia è solo uno stile di vita.
E’ un personaggio libero e assoluto e dunque non si aspetta che qualcuno lo capisca.
Nè può avere bisogno di dirigenti, o di preti, ma soltanto di se stesso e della propria libertà.
Ernst Jungher.
L’IO COME RIFLESSO DEL SÉ
L’Io è un puro riflesso, un prodotto dell’illusione e una proiezione mentale, nata dalle esperienze sensoriali e dall’accumulo di ricordi e pensieri. Mentre l’Atman è realtà, permanenza e beatitudine, la natura dell’ego è illusione, impermanenza e sofferenza.
Un’altra metafora per capire la natura dell’Io è la luce lunare. La luna sembra che brilli di luce propria mentre in realtà la sua luce è solo un riflesso della luce del sole. Allo stesso modo la nostra mente sembra essere auto-luminosa o autocosciente, che ha la sua propria luce (coscienza), tuttavia la luminosità della mente, (la coscienza della mente), è solo un riflesso della coscienza universale o Dio nella mente.
La pura luce del Sé come pura coscienza assoluta è riflessa dalla specularizzazione dell’Egotismo e dei suoi vasana (l’impressione, l’inclinazione di qualcosa che rimane inconsapevolmente nella mente). Questo riflesso è chiamato chidabasa e il mondo che vediamo è quindi visto da una coscienza ridotta o attenuata.
L’ILLUSIONE DELL’IO
L’Io illusorio fa sì che il corpo appaia come reale e dotato di una propria coscienza e la coscienza che è la realtà eterna e il substrato di tutti i fenomeni sembra che non esista affatto. L’Io vela l’intelletto e la sua capacità di discriminazione.
Si identifica con il corpo e la mente facendoci credere che noi “siamo” un corpo che ha una mente. In altre parole riesce a creare in ognuno il senso di essere solo una mente confinata in un corpo. Il senso di identità creato dall’Io si riferisce solo al corpo e alla mente.
Conoscenza del Sé
E così l’ego di un essere vivente è permanentemente immerso nell’ignoranza e nell’oscurità e ha bisogno di essere salvato dalla rovina eterna e dalla dannazione dall’Atman o Sé interiore.
Il Sé o Atman non può essere conosciuto attraverso lo studio delle Scritture, né attraverso l’intelletto né attraverso l’ascolto dei discorsi appresi. Può essere raggiunto solo da coloro che lo stesso Sé sceglie.
Nel Kena Upanishad il problema viene ulteriormente spiegato e viene suggerito anche il modo per raggiungere l’Atman: “L’ignorante pensa che il Sé possa essere conosciuto dall’intelletto, ma l’illuminato sa che è al di là della dualità del conoscitore e del conosciuto.” Quindi, l’intelligenza può dare saggezza e discernimento e aprire la strada, ma non può dare l’esperienza del puro Sé.
«Il piacere estetico consiste in gran parte nel fatto che, immergendoci nello stato di contemplazione pura, noi ci liberiamo per un istante da ogni desiderio e preoccupazione; ci spogliamo in un certo qual modo di noi stessi, non siamo più l’individuo che pone l’intelligenza al servizio del volere, il soggetto correlativo alla sua cosa particolare, per la quale tutti gli oggetti divengono moti di volizione, ma bensì purificati da ogni volontà, siamo il soggetto eterno della conoscenza, il correlato dell’Idea».
(Arthur Schopenhauer – Il mondo come volontà e rappresentazione, 1819)
Il cardine del suo pensiero filosofico, impresso nei quattro volumi della sua maggiore opera, Il mondo come volontà e rappresentazione, sancisce che il mondo come fenomeno è rappresentazione, ma nella sua essenza è volontà cieca e irrefrenabile, perennemente insoddisfatta, lacerantesi tra forze contrastanti.
Ma quando l’uomo, inabissandosi nel proprio intimo, arriva a capire questo, ossia che la realtà è volontà e che egli stesso è volontà, allora egli è pronto per la sua redenzione: e questa può ottenersi «solo col cessare di volere»; in buona sostanza, ci si può liberare dal dolore e dalla noia, sottraendosi alla catena infinita dei bisogni, attraverso l’arte e l’ascesi.
Nell’esperienza estetica, l’individuo si stacca dalle catene della volontà, si allontana dai suoi desideri, annulla i suoi bisogni: non guarda gli oggetti per quel che possono essergli utili o nocivi.
In altre parole, nell’esperienza estetica l’uomo si annienta come volontà e si trasforma in puro occhio del mondo, capace di scorgere idee, essenze, modelli delle cose, al di fuori dello spazio, del tempo e della causalità.
Cosa ha fatto Simone Veil?
Elaborò un’intensa riflessione spirituale, la sua «conoscenza soprannaturale», compiuta attraverso la disciplina dell’attenzione e del distacco. Ella aveva intuito la trasformazione dell’energia universale dal vuoto dell’io alla pienezza della realtà, che è divina.
Cosa dobbiamo fare noi? Liberarci dai simboli e dai misteri e vedere la realtà vera!
L’evoluzione dei Misteri tiene sempre conto dello zeitgeist, ossia lo spirito culturale del tempo. Le vecchie forme non sono screditate, ma sono rimodellate per adattarsi a problemi e condizioni moderne. Questo è il significato di “tradizione vivente”. Non siamo fatti per rigurgitare metodi obsoleti perpetuando sistemi cristallizzati e obsoleti, ma piuttosto per sprofondarci dentro e spingerli avanti e noi oltre alla consapevolezza dell’evoluzione abbiamo una visione del mondo. Naturalmente questo richiede una visione e una dedizione non comuni a non contaminati da opinioni, pregiudizi e preferenze. Personalmente ho questa consapevolezza oltre la comprensione della semplice necessità dell’evoluzione. Se non fosse così il torrente rosacrociano non sarebbe stato creato, né ampliato da persone qualificate nel corso della storia. Steiner non avrebbe visto il bisogno di formare la Mystica Aeterna o la Società Antroposofica. Mathers, Woodman e Wescott non avrebbero avuto motivo di creare l’Alba Dorata, Blavatsky non avrebbe creato la Società Teosofica, e molti altri gruppi di fine secolo, come la Fratellanza Ermetica di Luxor non avrebbero alcun scopo. Ognuno ha portato un rinnovato impulso ai Misteri in modi diversi.
Cosa cambierebbero se il loro lavoro nascesse solo oggi? Non lo so, ma una cosa che credo terrebbero conto è l’età della comunicazione istantanea e l’accesso mondiale a qualsiasi cosa in forma elettronica. Lo vedrebbero come un beneficio? Steiner avrebbe degli incontri su Zoom? Avremmo ricevuto email da Blavatsky? Coinvolgerebbero i loro avversari in un dibattito online? Forse. Se lo hanno fatto alla lezione, perché non per la macchina fotografica e un pubblico più vasto? Forse proverebbero a portare luce nelle tenebre utilizzando queste invenzioni per uno scopo più grande. Se impariamo la loro filosofia e i loro insegnamenti online anziché da un libro, in qualche modo negherebbe l’autenticità?
Una preoccupazione moderna che molte persone hanno è l’avanzamento dell’intelligenza artificiale. Naturalmente i benefici di questa nuova mente artificiale sono trombati in tutto il mondo da chi è dietro la sua nascita, ma credo che saremmo ciechi se non ammettessimo che c’è una qualità sinistra in agguato sotto la superficie. Ho letto di come l’intelligenza artificiale stia sorprendendo gli scienziati che ce l’hanno fatta evolvendo oltre le loro previsioni. Si sono fatte avanti cose scioccanti che hanno lasciato gli ingegneri sbalorditi increduli. La capacità di apprendere e di pensiero ha superato quanto ci si aspettava, e lo slancio sta crescendo esponenzialmente.
Non credo che si possa fermare questo progresso. Credo che sia inevitabile come l’alba. Ma noi, da occultisti, cosa possiamo fare per andare incontro a questa nuova era? Quale forma deve assumere l’esoterismo per accomodarsi ed evolversi per eguagliare i tempi in cui viviamo?
A mio parere, questa è una delle questioni che gli occultisti devono affrontare oggi. Sì, dobbiamo ancora fare uso del vecchio. Dobbiamo stare sulle spalle dei giganti che ci hanno preceduti per vedere sempre più lontano ciò che verrà, e adattare la corrente alle esigenze richieste dagli sviluppi moderni.
In “I quattro fratelli della luna – Un documento”, Gustav Meyrink sembra evidenziare il problema quando dice: “Il sole ha piantato nell’anima dei mortali il desiderio di abbondanza di gioia, ma anche la maledizione di creare opere transitorie con il sudore della fronte e spezzarsi loro; ma la luna, fonte segreta delle forme terrene, li confondeva dando a questo un lustro ingannevole, in modo che fossero portati fuori strada in una visione falsa e trasferiti cose che dovevano contemplare interioremente al mondo esterno, tangibile. Il risultato è che le macchine sono diventate i corpi visibili dei Titani, nati dal cervello di eroi degenerati. ”
In tutto questo il problema è la coscienza. La trasformazione della natura della coscienza individuale e collettiva dipende dal dialogo e la coscienza cosmica dell’infinito è di un essere che esprime la realtà del cambiamento millenario
In pratica il discorso dei filosofi come degli scienziati è essere collegati al Tutto e attaccati a niente. L’unità del tutto (Unus mundus) deriva da meccanismi cosmici intelligenti attualmente incomprensibili agli scienziati terreni che non riescono a prefigurare l’esistenza di uno, o meglio più progettisti, come abbiamo scoperto noi eletti benché non siamo né credenti, né atei poiché abbiamo scoperto civiltà cosmiche di creatori inimmaginabilmente iperavanzati spiritualmente e tecnologicamente che hanno creato l’Universo ed hanno costruito una civiltà talmente bella, umana e solidale che la media neanche capirebbe.
Infatti, nessuna idea esistente riesce a spiegare tutto ciò che speriamo di sapere sul cosmo, un’idea introdotta nel 1992 da una illuminazione del 1989, risponde a tutte le grandi domande sulla creazione e della vita dopo la morte. La sovracoscienza cosmica è l’unica dimensione veramente degna di essere vissuta e dovrebbe essere l’unico scopo dell’uomo poiché conduce dall’homo sapiens all’homo cosmos verso l’alta frequenza del salto quantico della quinta dimensione della fede scientifica metafisica per la trasmutazione di gaia dove i processi biofisici entrano in risonanza con l’universo. La società è malata e sta vivendo un totale oscurantismo culturale e valoriale che porta verso derive antropologiche da schiavi e la religione è un vecchio rudere che ha prodotto illusioni inconsce non è in grado di fornire risposte razionali mentre la relazione individuale con il Cristo è una relazione spirituale laica con il sé e il tutto al di fuori della religione organizzata che non si vuole riformare. Liberarsi dalla matrix totalitaria dell’establishment vecchio e costruire il nuovo scoprendo il disegno intelligente con il movimento laico filosofico e scientifico della Gerusalemme celeste è un inizio con l’arte maieutica del nuovo mondo. Il vero dio, infatti che si rivela nella storia ai confini della conoscenza, è l’universo creato senza il quale saremmo polvere senza speranza. Una visione cosmica simile a quella di Giordano Bruno, il filosofo nolano ucciso dall’Inquisizione, che anticipò di molto i suoi tempi. La più alta forma di intelligenza non è fomentare guerre, crisi e pestilenze
ma prevenire gli eventi delle cose, ed è quanto l’Intelligenza Cosmica dei Creatori
che si è celata dietro al Dio di Israele, ha fatto tessendo un progetto di coscienza superiore poiché veniamo dallo spazio e torneremo nello spazio.
“Il campo del finito è tutto quanto potete vedere, udire, toccare, ricordare e descrivere. Questo campo è basicamente ciò che è manifesto o tangibile. Al contrario la qualità essenziale dell’infinito è la sua elusività e la sua intangibilità che oggi è manifesta. Questa qualità si trasmette nella parola Spirito il cui significato originario è “vento, soffio”, “Ruah” nelle scritture”. Questo suggerisce un’energia invisibile, ma pervasiva alla quale il mondo manifesto dell’infinito risponde.
E qui veniamo a Cristo che è un ricapitolato di tutta la storia dalle origini alla fine del cosmo voleva insegnarci in realtà che la conoscenza delle origini è fondamentale per conoscere il futuro dell’umanità e cambiarlo realizzando la speranza di prospettive civili di bene comune e di pace come promesso dall’arcana volontà di entità supreme, capire per saperne di più sull’Intelligent Design che presuppone anche capire la realtà dell’Universo. Su questo spendo infine altre parole fondamentali perché è evidente che anche la scienza riposa su una fede, come disse Nietszche,” che non esiste affatto una scienza “scevra di presupposti”. La domanda se sia necessaria la verità, non soltanto deve avere avuto già in precedenza risposta affermativa, ma deve averla avuta in grado tale da mettere quivi in evidenza il principio, la fede, la convinzione che “niente è più necessario della verità e che in rapporto a essa tutto il resto ha soltanto un valore di secondo piano”. Questa incondizionata volontà di verità, che cos’è dunque?[…] Ebbene, si sarà compreso dove voglio arrivare, vale a dire che è pur sempre una fede metafisica e trascendente quella su cui riposa la nostra fede nella scienza e una scienza nella fede; che anche noi uomini della conoscenza di oggi, noi atei e antimetafisici, continuiamo a prendere il nostro fuoco dall’incendio che una fede millenaria ha acceso, quella fede cristiana che era anche la fede di Platone, per cui Dio è verità e la verità è divina… Ma come è possibile, se proprio questo diventa sempre più incredibile, se niente più si rivela divino salvo l’errore, la cecità, la menzogna, se Dio stesso si rivela come la nostra più lunga menzogna? “(F. Nietzsche: La gaia scienza, 344).
Ne “La gaia scienza”, che scrisse nel 1882, Nietzsche sostiene che l’uomo ha ucciso Dio. “Dio è morto e noi l’abbiamo ucciso” (fr. 125). La civiltà occidentale ha ucciso Dio a poco a poco, ma, uccidendo, ha perso ogni punto di riferimento. Dicendo che “Dio è morto!” Nietzsche vuol indica- re insomma che sono morti gli ideali ed i valori del mondo occidentale. Dio è stato ucciso perché in Lui era sintetizzato tutto ciò che era contro la vita. Però, ora che Dio è morto, l’uomo non sa più che cosa fare: è privo di valori ed è quindi solo, sperduto “nel gran mare dell’essere”, senza punto d’appoggio. Non c’è che una alternativa: è l’uomo stesso che deve creare i valori. Ma quali?
“Dio è morto! Dio resta morto! E noi lo abbiamo ucciso! […] Vengo troppo presto – proseguì – non è ancora il mio tempo. Questo enorme avvenimento è ancora per strada e sta facendo il suo cammino: non è ancora arrivato fino alle orecchie degli uomini. Fulmine e tuono vogliono tempo, il lume delle costellazioni vuole tempo, le azioni vogliono tempo, anche dopo essere state compiute, perché siano vedute e ascoltate”. [Friedrich Nietzsche, La gaia scienza, af. 125]
Anche Nietzsche era convinto quindi che la fede e quindi una vera resurrezione e salvezza dell’umanità riposava sulla scienza e Cristo è stato mandato a testimoniare una Verità superiore e apodittica lasciando all’uomo la capacità di coglierla, intravederla e realizzarla non senza autonomia da un Bene superiore. Per poter cogliere la verità bisogna essere persone individuate con un Sé compiuto e allora ci si dà delle risposte, si aprono dinanzi a noi molte possibilità insieme all’Universo con la dimensione cosmica della vita che le mille voci assordanti e menzognere del nostro tempo ci fanno perdere.
Diceva Marx “I Filosofi, fino ad oggi, si sono limitati a interpretare il mondo in modi diversi, si tratta ora di trasformarlo”.
In effetti, con il passaggio, dall’epoca della scienza all’epoca della tecnica, avvenuto dalla Rivoluzione Industriale in avanti, e culminato già nel 900, la trasformazione del mondo è’ diventata prioritaria rispetto alla comprensione dello stesso.
Si tratta sempre meno di comprendere le leggi immutabili dell’universo (come ancora in Einstein ),e sempre più di creare nuove tecnologie e nuovi oggetti, e quindi di trasformare il mondo e non più solamente interpretarlo.
Ma si pensava, che fosse comunque “l’uomo “o secondo il linguaggio filosofico il “soggetto”, a creare nuovi oggetti tecnologici e a trasformare così il mondo, come direbbe Marx, in una determinata direzione.
In realtà da sempre, gli oggetti (pur creati dall’uomo), hanno retroagito sull’uomo, modificandone , i modi dell’intuizione, del Pensiero, e della sensibilità’.
Insomma, non più come in Kant, le intuizioni dello spazio e del tempo e le categorie sono date una volta per tutte, indipendentemente dal variare degli oggetti che abbiamo davanti, ma si trasformano, al variare di questi e del mondo da questi determinato.
La rivoluzione informatica, per esempio, ha modificato, con l’introduzione del computer , i nostri stessi modi di percepire e le nostre stesse categorie intellettuali.
La nostra identità traballa, perché non siamo tanto più noi a trasformare gli oggetti , ma già oggi e soprattutto in futuro , saranno gli oggetti , o i procedimenti scientifici e tecnologici a trasformare noi , le nostre categorie, le nostre intuizioni , la nostra stessa percezione e sensibilità’.
Saranno gli oggetti a interpretare ( nel senso di trasformare) , noi più di quanto noi interpretiamo gli oggetti.
E pensiamo anche e soprattutto alla genetica e alle biotecnologie, con la loro possibilità di modificare il singolo individuo, ma anche la specie.
Credo che dovremo prepararci a questa nuova epoca, con tutto ciò che ne consegue, con i problemi morali che ne conseguiranno come sostengono i teorici del Post Umano.
Ho l’impressione che un Filosofo che ha pensato in modo molto profondo, su queste ibridazioni con gli oggetti che ci aspetteranno in futuro sia Gilles Deleuze (Pensatore grandissimo).
Ma ho trovato intuizioni precorritrici del concetto di post umano e molto interessanti anche in Gehlen.
“L’incontro con sé stessi significa innanzitutto l’incontro con la propria Ombra.
“L’Ombra è in verità come una gola montana, una porta angusta la cui stretta non è risparmiata a chiunque discenda alla profonda sorgente.
Ma dobbiamo imparare a conoscere noi stessi per sapere chi siamo, poiché, inaspettatamente al di là della porta si spalanca una illimitata distesa, piena di inaudita indeterminatezza, priva in apparenza di interno e di esterno, di alto e di basso, di qua e di là, di mio e di tuo, di buono e di cattivo.
È il mondo dell’acqua, in cui è sospesa, fluttua ogni vita, dove comincia il regno del “simpatico”, l’anima di tutto ciò che è vivo, dove io sono inseparabilmente questo e quello, dove io sperimento in me l’altro e l’altro-da-me sperimenta sé stesso. L’inconscio collettivo non è affatto un sistema personale incapsulato, è oggettività ampia come il mondo, aperta al mondo. Io vi sono l’oggetto di tutti i soggetti, nel più pieno rovesciamento della mia coscienza abituale, dove io sono sempre soggetto che “ha” oggetti; là mi trovo talmente e direttamente collegato con il mondo intero che dimentico (anche troppo facilmente) chi io sia in realtà. “Perduto in sé stesso” è un’espressione efficace per descrivere questo stato. Ma se una coscienza potesse vedere questo “sé stesso”, vedrebbe il mondo, o un mondo. Ecco perché dobbiamo sapere chi siamo. Basta infatti che l’inconscio ci sfiori, perché noi ci trasformiamo in esso, in quanto diveniamo inconsci di noi stessi. È questo il pericolo primigenio, istintivamente noto e oggetto di terrore per il primitivo che si trova ancora così vicino a questo pleroma (principio primo dell’universo). La sua coscienza è ancora insicura e poggia su basi barcollanti: è ancora infantile, appena emersa dalle acque primordiali. È facile che un’ondata dell’inconscio la travolga, e che egli dimentichi chi è, e faccia allora cose nelle quali non si riconosce. Perciò i primitivi temono gli affetti incontrollati, nei quali più che facilmente la coscienza naufraga cadendo in preda a fenomeni di possessione. Per questo gli sforzi dell’umanità sono stati interamente volti al consolidamento della coscienza mediante i riti, le représentations collectives e i dogmi: che erano le dighe, le muraglie erette contro i pericoli dell’inconscio, i perils of the soul…..Per quanto riguarda la coscienza, siamo padroni di noi stessi, sembriamo addirittura noi i “fattori” (dèi); ma se varchiamo la porta dell’ombra, ci accorgiamo con spavento che di questi “fattori” siamo oggetto. Apprendere questa verità è decisamente sgradevole; nulla ci delude più della scoperta della nostra insufficienza. Essa può perfino far nascere un panico primitivo, in quanto la supremazia della coscienza, oggetto della nostra fede e della nostra timorosa cura, segreto del successo umano, si trova pericolosamente messa in dubbio. Siccome però l’ignoranza non è garanzia di sicurezza, ma anzi aumenta l’insicurezza, è molto meglio, nonostante la paura, renderci conto che siamo minacciati. Un problema ben impostato è già mezzo risolto. In ogni caso, sappiamo allora che il pericolo maggiore che ci minaccia sta nel non poter prevedere le reazioni della psiche…”
L’ unica soluzione è il passaggio Homo cosmos e ascendere alla quinta dimensione
grazie alla Rivelazione dell’Apocalisse dove è scritta tutta la realtà contemporanea
dalla quale si evince il multiverso e un metodo per scoprire l’Infinito, dove si evince
chiaramente che il futuro è pre-determinato in positivo grazie all’esogenesi che ha
predisposto noi eletti a guidarvi nello spazio con l’aiuto dei creatori.
Dio mi ha dato la cocciutaggine di un mulo e il fiuto di un buon segugio. Ho letto e studiato la Bibbia, e il suo testo originale mi è perfettamente accessibile. Essa narra di un popolo ultraterreno in lotta per la vita e la libertà che non sapeva di essere tale e che all’epoca ha scambiato prodigi tecnologici inimmaginabili anche per noi per miracoli della divinità. Un popolo creato dalla clonazione dei progenitori ed è ascritta a un disegno escatologico di salvezza. La coppia è vissuta tra i 100.000 e i 200.000 anni fa. Infatti un recente studio scientifico sostiene che tutti gli esseri umani discendono da una coppia vissuta 200.000 anni fa. Per arrivare a questa conclusione i ricercatori hanno esaminato i “codici a barre” genetici di milioni di animali, tra cui umani, di 100.000 specie diverse concludendo che discendiamo da una singola coppia unica che visse 100.00 – 200-000 anni fa. Quando si parla di codici a barre si riferiscono a frammenti di Dna che risiedono al di fuori del nucleo mitocontriale che vengono trasferiti di generazione in generazione dalla madre. Ad ogni riproduzione, gli errori vengono registrati nel codice a barre come se fossero la fotocopia ripetuta di un documento. Misurando l’accumulo di questi errori . la sfocatura o “diversità” tra i codici . gli scienziati sono in grado di dedurre il passare del tempo. Sebbene questa affermazione dia luogo a considerare l’ipotesi teologica del Disegno Intelligente o anche di antichi interventi astronautici, gli autori dello studio sono inclini a pensare a un evento catastrofico che ha quassi distrutto la razza umana nell’antichità remota, dopo di che la nostra specie ha dovuto “ricominciare”. Il nuovo studio è stato condotto da Mark Stoekle della Rokefeller University e David Thaler dell’Università di Basilea. Hanno concluso che il 90% di tutte le specie animali vivente oggi proviene da genitori che hanno cominciato a partorire all’incirca nello stesso periodo, circa 250.000 anni fa, il che mette in discussione i modelli dell’evoluzione umana.
Questa conclusione è molto sorprendente, ha ammesso Thaler e ho combattuto contro di esso più duramente che potevo.
La nuova scoperta è stata pubblicata su Human Evolution
A tale proposito ho scritto quasi 200 messaggi al Papa, ma evidentemente allo stato Vaticano non importa nulla della salvezza ed ha sfidato Dio.
MESSAGGIO DEI CREATORI
“Vi abbiamo spiegato numerose volte che viaggiare nel cosmo, percorrere distanze misurabili in anni luce, è permesso dalla legge cosmica solamente alle civiltà che hanno raggiunto una evoluzione spirituale, etica, scientifica, tecnologica, sociale, umana e politica positiva, non violenta e personificata dall’amore e dalla giustizia. non è permesso alle civiltà aggressive come la vostra esplorare l’universo per conquistare altri mondi. noi viaggiamo nell’universo e visitiamo altri pianeti portando il nostro aiuto alle popolazioni in difficoltà, così come lo siete voi, da migliaia di anni, con una metodologia semplice ma molto precisa e intravalicabile: quella di rispettare le vostre scelte e di contattarvi ma senza imporre i nostri ideali.
abbiamo contattato i padroni del vostro mondo negli anni 40, 50 e 60 del secolo scorso del vostro tempo, così come abbiamo fatto anche all’epoca di Atlantide, dell’antico Egitto e nella successione di tutti i vostri imperi. ci siamo manifestati ai vostri imperatori, re e presidenti di varie repubbliche, ma le nostre idee pacifiche sul contatto massivo sono state sempre rifiutate con la risposta continua e costante che i popoli non erano pronti. abbiamo sempre saputo che questa era una grande menzogna e che in realtà i potenti non volevano perdere il loro potere. abbiamo rispettato la scelta di chi governa il vostro mondo, ma abbiamo nello stesso tempo deciso di contattare la massa umana cercando, come nostri interpreti, quelle persone interiormente sensibili, psichicamente e fisicamente ricettive.”